Tsipras resta in sella

Un problema di metodo

A pochi giorni dal voto greco Tsipras ha avuto un grave sussulto di coscienza e si è reso conto che si stava giocando la testa. Era vero, e la testa gli è rimasta sul collo perché Syriza è ancora il primo partito in Grecia. Non che ci si possa sentire tranquillissimi. Il fenomeno astensionista emerso dalle urne significa che buona parte della popolazione non sostiene il principale partito di governo, ma che almeno in questa occasione cruciale non intendeva votargli contro. Di sicuro il cambiamento di passo di Tsipras in materia europea ha avuto effetti laceranti, tanto che Varoufakis, l’ex ministro delle finanze, ha detto a urne chiuse che Syriza non esiste più. Eppure qualcosa deve ancora essere rimasto per contenere un’avanzata delle destre che in Grecia hanno assunto tratti inquietanti e che avevano l’occasione di estendere ulteriormente i consensi. In prospettiva questo è un problema delicatissimo che ha ragione di creare una preoccupazione notevole. Nel merito della polemica che ha spaccato il governo ateniese sul debito, invece, non siamo mai entrati. Può essere benissimo che abbiano ragione Varoufakis ed i suoi sostenitori, quando dicono che con l’austerità non si va da nessuna parte se non verso l’abbandono delle forme democratiche che l’Europa ha conosciuto negli ultimi decenni. Una tesi, questa, condivisa da mezzo mondo e con tanti interpreti illustri. Il problema che Varoufakis ed i suoi non riescono affrontare è semplicemente di metodo. Nonostante ci siano fior di professoroni che se la sentono di paragonare il ministro Schäuble a Funk, il suo miserevole collega del Terzo Reich, la Germania di oggi non ha imposto la sua autorità finanziaria facendo marciare i carri armati sui Paesi vicini. La terribile e stupida austerità che contestiamo tanto è il frutto di un accordo negoziale a cui tutti gli Stati dell’Unione hanno contribuito a realizzare. È fin troppo facile sospettare che tanta avversione non dipenda da un improvvisa illuminazione sul nostro amaro presente, quanto dal fatto di non essere riusciti a rispettare gli accordi presi e sottoscritti, perché incapaci, inetti e scialacquatori. Ecco l’impasse da cui il governo greco vuole uscire. Per farlo, Tsipras ha compreso che se si vuole riscrivere la storia unitaria dell’Europa, intanto bisogna accettarne le regole. Solo allora si avrà quell’autorevolezza necessaria per chiedere di cambiarle.

Roma, 21 settembre 2015